VdM3 – Collelongo/Ortucchio

In parte distrutto dal Terremoto della Marsica del 1915, il vecchio insediamento demico di Collelongo era sorto nell’alto medioevo sul crinale di un lungo colle della Vallelonga già occupato da piccoli villaggi antichi (vici) con le relative necropoli. Di esso si hanno le prime notizie col nome di Colle longo nel X secolo in relazione della chiesa benedettina di Sanctae Mariae (ora Madonna a Monte), posta sopra il paese alla base del monte Calvario e possesso della prepositura cassinese di Sanctae Mariae di Luco dal 970 al 1324. CENTRO STORICO DI COLLELONGO  Sopra la chiesa, sulla sommità del Monte Calvario, sono i ruderi del piccolo castello-recinto medievale di Collem Lungum citato, insieme a quello di Roccam de Cerri (Villavallelonga) nel Catalogus Baronum normanno del 1150-1168 con il valore di quattro militi. In realtà, data la presenza all’interno dell’abitato, presso la Torre Ducale, di una chiesa di S. Angelo (ora scomparsa) si può sospettare l’esistenza di un modesto abitato aperto di capanne (villa) già in epoca franco-longobarda (VII-VIII secolo a.C.). Dal XII al XV secolo l’insediamento è inserito alternativamente nelle contee marsicane di Albe e Celano, poi possesso di altri feudatari (Carlucci e Pignatelli) fino all’abolizione del Feudalesimo agli inizi del XIX secolo. Dall’XIV secolo la “villa” con le chiese di S. Maria, fuori l’abitato verso il monte, S. Angelo al centro della Piazza che ne conserva il nome e la presenza di una torre avanzata a pianta quadrata del castellum sul Colle Bagno, si trasforma in borgo fortificato (castrum) a forma di fuso racchiuso da mura dottate di torrette rompitratta a scudo scarpate alla base e due porte: Prima Porta (“di sopra”), in alto vicino la torre e Porta Jò (“di sotto”) in basso. Alla rafforzata torre (scarpata alla base) si unisce un palatium feudale (Palazzo Ducale) in cui risiede il barone di turno del paese. In piena età rinascimentale le mura sono potenziate a nord e sud da bastioni cilindrici, si sviluppano i primi edifici in pietra dotati di portali architravati, mentre la parrocchiale rimane la vecchia chiesa benedettina (S. Maria a Monte) con un potenziamento di quella interna di S. Angelo. Solo dopo i forti terremoti degli inizi del XVIII secolo, viene creata l’attuale chiesa parrocchiale di Sancta Maria Nuova con portale datato 1746, ma probabilmente esistente (in forme modeste) già sul finire del Cinquecento. Dal tardo rinascimento sorgono i palazzi dei Floridi (1546) e dei Botticelli: i primi edificano, dopo la peste del 1656, la chiesa di S. Rocco, mentre i secondi la cappella della Madonna del Rosario eretta in occasione del Giubileo del 1700. Il Palazzo Botticelli, restaurato, è ora sede di un Museo archeologico, di un teatro interno e biblioteca: oltre ai materiali dello scavo di Amplero è presente la copia esatta in legno del famoso Letto di Amplero.  LA VIA ANTICA DEL CANTONE E MONTE PIETRASCRITTA È una delle strade minori italico-romane fra le meglio conservate della Marsica che dalla Piana di Amplero, sul versante nord, si dirige verso l’alveo fucense contornata da diverse necropoli (tombe semplici ed a camera) dotate di stelli-porta iscritte. Si notano apprestamenti su roccia con solchi di carri e solcature parallele sul pendio per il freno dei carri soprattutto nel tratto che dai Tristeri scende verso S. Manno di Ortucchio. Sul sovrastante Monte Pietrascritta, che prende il nome dalle iscrizioni sepolcrali del Cantone, a quota 1200, è il rifugio di Ortucchio raggiungibile dal Cimitero dello stesso paese in località Misola dove, recentemente, è stata messa in luce una notevole necropoli di tombe a fossa e a camera del II-I secolo a.C. Sul roccioso versante nord, ad ovest dal Cimitero, si apre la grande Grotta dei Porci di Ortucchio, frequentata dal Paleolitico fino all’età italico-romana e con sepolture di età medievali. Nel periodo Mesolitico fu utilizzata come luogo di sepoltura di due uomini della razza Cro-Magnon, mentre nel periodo italico-romano (III-II secolo a.C.) fu trasformata in area sacra forse dedicata agli Antenati.  COLLE DI MESULA  Sul percorso descritto, sul versante est sopra il Cimitero, è un medio centro fortificato italico a forma di pera con ingresso sul versante ovest il cui nome (Mesula?) potrebbe essere conservato dalla chiesa di Sancti Arcangeli super Mesulam citata dal 1115 fino al termine del Trecento. Sulla sommità si notano resti di un basamento in opera poligonale, una cisterna circolare, muretti in opera incerta con pavimenti in cubetti di cotto (III-II secolo a.C.) e diverse tombe a fossa ricoperte da lastroni. Fuori dal centro, alla base del lato nord, è una tomba rupestre ben conservata della “La Celletta”, a pianta rettangolare con panchine per due deposizioni e tracce di alloggiamento per una porta girevole di pietra.  LE GROTTE DI ORTUCCHIO  La località S. Manno di Ortucchio è caratterizzata da tre grotte che hanno dato grande risonanza alla preistoria fucense con testimonianze dal Paleolitico Superiore fino al periodo italico-romano grazie agli scavi della scuola pisana diretta da Antonio Mario Radmilli e suoi allievi. Sulle pareti rocciose si aprono: versante sud, la più grande Grotta Maritza, mentre su quello nord le grotte La Punta e La Cava. Le sequenze stratigrafiche, soprattutto della Maritza, hanno permesso di ricostruire la storia più antica del Fucino dai 40.000 anni fa fino agli inizi del I secolo a.C. con sepolture di uomini sapiens sapiens (Cro-Magnon) cacciatori, raccoglitori, pescatori e agricoltori.  IL CENTRO STORICO DI ORTUCCHIO  L’attuale centro si presenta, come altri centri fucensi, privo dell’originario borgo medievale visti i gravi danni subiti dal terremoto del 1915, ad esclusione del Castello dei Conti di Celano e della chiesa di S. Orante sottoposti a restauro conservativo. Anticamente il luogo era occupato da un villaggio dell’età del Bronzo, di cui si sono trovate tracce, mentre la sommità di S. Orante era dominata dall’età paleo-italica fino a quella italico-romana (IX-I secolo a.C.) da un piccolo ocri (centro fortificato) dotato di un tempio italico con un vicus (villaggio) esterno sul versante orientale. Ritrovamenti murari e di pavimenti a mosaico bianco e nero sul versante descritto, sono prova della sua esistenza, mentre una necropoli era verso nord con

VdM10 – Villavallelonga/Pescasseroli

Prendendo avvio da Largo Fontana, piazza nella parte alta del paese, ci si incammina per Via Madonna delle Grazie e dal largo Crocicchia si va a destra per Via Campo dei Fiori, che al limitar del borgo diventa sterrata. Il segnavia del Parco Nazionale è l’R1. In questo primo tratto si attraversano una serie di coltivi, si lambisce un’area sosta ed oltre ci si addentra sempre più nei boschi, seppur la traccia costeggia ancora un po’ il limitare tra la volta arborea ed i coltivi. Il sentiero prima sale gradatamente poi, traversando una faggeta con esemplari sempre più grandi, ritorna su una sterrata e giunge al Rifugio Fonte Astuni e relativo fontanile.Ancora un tratto pianeggiante e lasciando la strada che sale si ridiscende lungo un vallone fino alla strada asfaltata di fondovalle. Qui finisce l’R1 e si continua sul B1. Adesso e fino ad arrivare ai bellissimi Prati d’Angro, a meno di deviazioni del sentiero opportunamente segnalate dalle toppe di vernice bianco-rosse, si continuerà lungo la strada. Dal fontanile dei Prati, in prossimità di un trivio di sentieri, il percorso prosegue sempre nella stessa direzione su strada che diventa, fortunatamente (!), sterrata. Si costeggia il lato meridionale dei lunghi pascoli, e che borda un versante boscoso, si tralascia un altro segnavia del Parco, l’R7 che percorre il Vallone Acquaro e che si stacca a destra su un’altra strada forestale, e poco più avanti si incontra il Rifugio Prati d’Angro. Da qui l’itinerario, sempre B1, si immerge nella faggeta e percorre ancora per un po’ la sterrata lungo la fine dei prati. La pendenza via via si accentua, ma l’andamento permane piuttosto lineare. Traversando un’ampia e bella radura dov’è anche il suggestivo Fontanile Aceretta, il sentiero diviene sempre più acclive e comincia a superare il dislivello con una serie di tornanti stretti, conquistando quota fino ad arrivare sul Valico dell’Aceretta, culmine della tappa, quasi ai 1700 m. Il sentiero lascia la cresta ed inizia a scendere un po’ ripido lungo la traccia della pista da sci che ricalca anche la strada sterrata. Dopo una curva sinistra ed un altro tratto rettilineo e pendente si arriva alla stazione di partenza degli skylift. Si prosegue sulla carrareccia tralasciando il corridoio erboso che taglia la faggeta e che è sempre sede di pista da sci. Dopo una curva ampia a sinistra si entra nell’impluvio inciso immersi dall’esteso bosco, sino ad uscire sui pascoli e coltivi dove il fondovalle si amplia e la morfologia si svasa. Si è nei settori periferici e pieni di strutture ricettive di Pescasseroli. Ci si immette sul grande e lungo Viale Fausto Grassi che si percorre in discesa fino ad un incrocio importante da cui si prosegue a sinistra, sempre scendendo, per Via Colli dell’Oro. Si passa prima davanti al centro visita del Parco e poi, dopo essere giunti sulla SS83, davanti alla sede del Parco Nazionale. Da qui al centro del paese ci dividono poche decine di metri.

VdM1 – Avezzano/Luco dei Marsi

Percorso storico, culturale e naturalistico da Centro Storico di Avezzano, lungo la R.N. “Monte Salviano”, fino al Centro Storico di Luco dei Marsi. Si parte dal Centro Natura Marsica, riattivato dal febbraio 2020 come laboratorio territoriale per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, trekking (trail) urbano alla scoperta del Largo San Bartolomeo, poi proseguendo in direzione ovest Via Luigi Vidimari si raggiunge il Castello Orsini e la Chiesa di San Giovanni. Attraversando la piazza in direzione di Via Roma, si scopre uno degli spazi più significativi del suo impianto urbanistico che la città di Avezzano può vantare. Una imponente Opera pittorica, il MURALE omaggio d’arte all’acqua, al fuoco, alla terra realizzata dal Maestro Sandro Arduini, grazie all’Associazione Il Salviano, da una idea del poeta Romolo Liberale.Si raggiunge poi Piazza Torlonia, dove è ubicato l’albero monumentale, un Pioppo nero (vincolato) che fu piantato all’epoca del prosciugamento del Fucino.La Fontana, il Palazzo Torlonia e il Municipio con Piazza della Repubblica, racchiudono l’area rappresentativa del Centro Storico.Proseguendo per Via America, e attraversando Chiusa Resta si raggiunge, tramite Via Piana (o Via Napoli) il Memorial che, con la sua stele, ricorda il terremoto del 1915. Siamo al km 4 del percorso, e inizia qui tratto sterrato naturalistico. Si sale lungo la Via del Rosario per intercettare e attraversare la Strada Regionale n.84, e prendere il Sentiero dello Scoiattolo.Entriamo nella Riserva Naturale Guidata del Monte Salviano (istituita dalla Regione Abruzzo nel dicembre 1999), caratteristico rilievo il cui nome ha probabilmente origine dal bellissimo fiore, il Salvione, che di primavera incanta con lo splendido colore giallo.L’Area Protetta ospita specie faunistiche e vegetali di particolare interesse scientifico: vi si può ad esempio facilmente incontrare lo Scoiattolo meridionale, endemismo appenninico e simbolo della Riserva) nella parte del bosco colpito dall’incendio del 1993, ora rinaturalizzato spontaneamente.Dopo aver attraversato tratti di pineta, tra il bosco misto, i castagni e varie piante officinali, si raggiungono il Pratone (area attrezzata per il pic-nic) e il Santuario della Madonna di Pietraquaria (Patrona della Città di Avezzano).Si prosegue, in parte lungo la strada asfaltata che fiancheggia l’edificio recuperato Casa del Pellegrino, percorrendo il sentiero intitolato dal Gruppo Scout di Avezzano a Lord Baden Powell, si raggiunge il Crocione. Si tratta di una grande croce di legno, dedicata al Cristo Redentore, innalzata tra gli alberi secolari nel 1902. Nel maggio 2006 si è conclusa una lunga e articolata fase di restauro. Si giunge quindi al valico del Monte Salviano, a 900 m, dove è situato il “Teatro della Germinazione”, monumento dell’artistaPietro Cascella dedicato alla natura (sono stati finorapercorsi soltanto km 6). Si prosegue lungo il percorso principale de La Via dei Marsi, un crinale di circa 7 km, che si svolge in un con testo ambientale vario, ricco di avifauna, tra praterie e coltivazioni abbandonate, boschi misti, castagni secolari, piante officinali. Attraversando il Lucus Angitiae, Bosco Sacro di origine antichissima, si raggiunge la Cunicella con la Chiesetta degli Alpini, per arrivare poi all’area archeologica di Angitiae, con vestigia che vanno dall’Età del Bronzo al Medioevo, e quindi si entra nel Centro Storico di Luco dei Marsi. Caratteristiche del percorso Ambientali Balze rocciose, colli e boschi naturali di Quercia, Orniello e Carpino nero, prospicienti l’antico bacino lacustre del Fucino. Di grande importanza per i reperti storici romani e preistorici (testimonianze neolitiche) e per antiche tradizioni (Bosco Sacro della Dea Angizia, sorella di Circe). Qualità e importanza Il pregio intrinseco riguarda la presenza di specie vegetali vulnerabili, si sottolinea la stazione di Salvione giallo (Phlomis fruticosa), interessante entità xerotermica che testimonia il passato Mediterraneismo, legato all’effetto termoregolatore dell’antico Lago Fucino.. Alta la qualità ambientale, anche per valori storico-culturali. Vulnerabilità Sono presenti forme di degrado e di pressione antropica (rimboschimenti con specie alloctone, strade di penetrazione, con rischio di incendi. Auspicabili azioni di recupero ambientale. Cosa si può incontrare Possono essere osservate varie interessanti specie di animali selvatici, o segni della loro presenza: Tasso, Istrice, Puzzola, Donnola, Faina, Volpe, Lepre, Scoiattolo. Con un po’ di fortuna potrebbe anche capitare di vedere Cervo, Capriolo e Cinghiale… Sono state osservate tracce del passaggio di Lupo appenninico e Orso marsicano, ed è stata segnalata la presenza della Lince, da confermare. Numerosi gli uccelli, tra cui spiccano Poiana, Fringuello, Crociere, Picchio rosso maggiore, Cornacchia grigia, Corvo imperiale, Allodola, Fanello… Spettacolare la comparsa periodica del maestoso Grifone, un grande avvoltoio reintrodotto con successo nella vicina catena montuosa del Velino-Sirente.

Le Vie della Creatività

I primi esempi di mercatini natalizi apparvero in Germania, Austria e Alsazia nel XIV secolo, allora conosciuti come “mercatini di San Nicola” perché organizzati in occasione della ricorrenza del santo. Da qui la scelta di dare l’avvio alla manifestazione natalizia “Le vie della creatività” il giorno 6 dicembre, festa di San Nicola, protettore dei bambini, compatrono di Villavallelonga. Nei giorni 6-7-8-14-15 dicembre si potrà assaporare un pò di natale tra artigianato, prodotti e piatti tipici del territorio (sagne maritate, frascarelli, zuppa ceci e castagne, pizze fritte, suppli’, panini con porchetta, vin brule’ e dolcetti) concerti natalizi e villaggio di Babbo Natale per i più piccini, circondati da natura incontaminata. Nei giorni 7-14-15 sarà possibile acquistare il panettone degli Alpini, Uomini di Pace. In allegato la locandina dettagliata dell’evento. Vi aspettiamo numerosi!  

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ARTICOLO 2

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